PSICOLOGIA AMBIENTALE

Pillole di storia: progettare spazi rigenerativi grazie alla psicologia ambientale

L’ingresso in uno spazio, il desiderio di rimanere o fuggire, la soddisfazione nel riposo ozioso e la complessità delle emozioni generate dall’ambiente circostante – questi sono aspetti quotidiani che incarnano la relazione tra uomo e ambiente.

La psicologia ambientale, si immerge nei meandri di questa connessione, fornendo preziosi insight per chi progetta spazi rigenerativi.

 

Le origini della Psicologia Ambientale

La storia inizia negli anni ’50 negli Stati Uniti, con Barker e Wright che per la prima volta si interrogano sulla capacità dello spazio artificiale di modellare il comportamento umano.

Nel frattempo, in Europa, la psicologia della percezione e quella sociale offrono spunti di riflessione sulla relazione tra individuo e ambiente.

Kurt Lewin nel 1951 getta le basi grazie alla “teoria del campo”, evidenziando l’interdipendenza tra la personalità individuale e l’ambiente circostante.

La percezione, secondo Lewin, è una costruzione dinamica influenzata da elementi fisici, cognitivi e affettivi.

 

Il Contributo della Psicologia Sociale

Lo studioso italiano Gaetano Kanizsa nel 1978 approfondisce la percezione, affermando che il paesaggio urbano è una ricostruzione percettiva dell’osservatore. Strutture generali e ricorrenti, denominate “buone forme” da Kanisza, emergono dalle percezioni elementari, evidenziando la complessità della correlazione tra ambiente ed essere umano.

 

Teoria ecologica della percezione

Nel 1973, William Ittelson, considerato il padre della psicologia ambientale, sottolinea che ogni ambiente ha un’atmosfera unica che influenza profondamente l’essere umano. Mentre l’ambiente, per Ittelson, non è neutro e può condizionare comportamenti incontrollabili attraverso suggestioni sensoriali.

 

Percorrendo la via della percezione

Gli studi successivi distinguono tra percezioni primarie e secondarie, rilevando l’influenza dell’esperienza individuale sulla percezione ambientale.

James Gibson, con la “teoria ecologica della percezione”, delinea il processo completo, dalla rappresentazione spaziale all’azione, sottolineando che ogni ambiente offre “affordances” percepite come utili per soddisfare specifici bisogni.

 

Il significato profondo della Psicologia Ambientale

Concludendo il percorso, la ricerca di Asch del 1952 evidenzia il desiderio umano di attribuire significato all’ambiente circostante, cercando un rapporto significativo con il mondo che ci circonda.

 

Applicazione pratica nella progettazione di spazi rigenerativi.

Incorporare i principi di psicologia ambientale nella progettazione di spazi rigenerativi implica considerare l’ambiente artificiale come un’estensione di chi lo abita.

La percezione, la valutazione e le azioni dell’individuo sono modellate dalla struttura fisica e dall’atmosfera dell’ambiente.

Creare spazi che offrano “buone forme” percettive, integrando le caratteristiche psicologiche dell’individuo e promuovendo un rapporto significativo con l’ambiente, è il cuore della psicologia ambientale applicata.

In questo intricato intreccio tra mente e spazio, emerge un approccio scientifico alla progettazione degli ambienti che non solo soddisfi le necessità funzionali, ma elevi il benessere psicologico di chi li abita.

La psicologia ambientale diventa così una guida preziosa per coloro che si dedicano all’ideazione di spazi che non solo accolgono, ma abbracciano l’essenza umana in tutta la sua complessità.

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credit: elledecor